armi

    

Le arti marziali nascono come arte della guerra e, in guerra si va armati.

Un tempo le armi erano costituite da corpi contundenti e da lame di diverse dimensioni. Il colpo di punta, per la sua capacità di arresto, divenne presto il colpo preferito in battaglia (lance, spade, daghe).

Le arti della mano nuda o mano vuota erano considerate come una sorta di arte di riserva, da impiegare nel malaugurato caso in cui ci si trovasse senza l’arma.

La situazione cambiò quando, al fine di impedire stragi nelle vie cittadine, tutti i governi, sia in Oriente che in Occidente in tempi diversi, ordinarono il disarmo, lasciandone l'uso solo ai tutori dell’ordine.

La necessità di difendere la propria persona, i propri cari, i propri beni tuttavia non diminuì.

Le arti della mano nuda guadagnarono quindi un posto di primo piano ma ancor di più acquistò importanza la capacita di trasformare oggetti di uso quotidiano in efficaci armi.

Per esempio in casa nostra il bastone da passeggio diventò, oltre che un accessorio dell’uomo elegante, uno strumento indispensabile per la difesa contro i predoni della strada. Così, in tutto il mondo, il coltello, di varie dimensioni, diventò “la spada del popolo”: l’arte della scherma corta si sviluppò e si fece strada soprattutto tra popoli di piccola statura e corporatura (Italiani, Filippini, Indonesiani..). Nei paesi rurali il machete (chiamato in modi diversi e foggiato in forme variegate), oltre che strumento di lavoro, divenne all’occorrenza strumento di guerra.

Famoso è il caso del nun cha ku (nome giapponese dato ai due bastoncini legati da una corda; conosciuto, ovviamente, con nomi diversi in Vietnam, Filippine, ecc.): si tratta di uno strumento per battere il riso, divenuto celebre in tutto il mondo come micidiale strumento marziale grazie ai film di Bruce Lee.

Un cenno a parte meritano le armi flessibili, intese in questa sede soprattutto come corde e cinture. Infatti esse sono poco conosciute come strumenti marziali.

In realtà le cinture sono ampiamente conosciute dal popolo (per esempio in tutto il Sud Italia), nel loro uso a mo' di frusta, come naturale antidoto all’aggressione col coltello.

Le corde invece sono uno strumento più sofisticato, retaggio dell’antica India: tale impiego sopravvive nelle arti del Sud-est asiatico e tra i reparti speciali d’assalto di mezzo mondo.

Non mancano però le armi caratteristiche come il kerambit o artiglio dell’aquila, che appartiene al bagaglio tecnico del Silat e del Kali.

Sul piano della difesa cittadina, interessantissimo è l’uso degli oggetti come forbici, tagliacarte, penne, carte di credito, pennarelli che permettono, anche ad un individuo fisicamente poco dotato, di avere la meglio persino contro energumeni.

Le armi-oggetti si rivelano micidiali se usate con sapienza e abbinate alla conoscenza dei punti nervosi, o peggio vitali, come del resto operava il “dos puntas” nel passato, sia in Occidente (il nome è spagnolo) che in Oriente (si trova nel Kali filippino).

Vedere le sottopagine KERAMBIT KUKU ELANG - KRISS - ARMI FLESSIBILI - TONGKAH E TOYA - TRISULA - DOS PUNTAS - BOLO IL MACHETE.

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